
Report dei live di Ghali e Salmo al Woodoo Fest del 19 e 21 Luglio
Si parla spesso di lui, un ragazzo che è riuscito a farsi valere a furia di insistere e si è fatto conoscere in tutta Italia con la sua musica, colui che ha fatto tre dischi di platino con un singolo e un disco d’oro in due settimane col suo primo album (per citare qualche dato), restando indipendente, seguendo esclusivamente il suo istinto.
Il suo è un percorso musicale originale: si è sempre accostato al genere rap/trap, anche se in molte canzoni ha una musicalità che sfiora il pop, ma non un pop di quelli che passano in radio, bensì molto singolare. Questa parte della sua musicalità è ciò che rende le sue canzoni molto ritmate.
Ero curioso di vederlo live e ho avuto l’occasione di farlo mercoledì 19 Luglio, al Woodoo Fest.
In apertura c’era Vegas Jones, che mi ha sorpreso per la carica che porta sul palco: è un ragazzo che sta crescendo e che ha personalità. Ha tenuto bene il suo momento live e ha scaldato a dovere il pubblico che, infatti, è stato contagiato da questo suo carisma e ha risposto bene.
Dopo il ragazzo di Ciny è arrivato dunque il momento di Ghali. Il suo live è stato diverso.
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Nel suo concerto, durato un’ora e mezza, ha continuamente alternato momenti di musica con momenti di vero e proprio dialogo col pubblico, firmando i dischi dei fan, facendo selfie, chiedendo chi fosse il loro personaggio di Dragon Ball preferito o quale canzone avrebbe cantato, oppure svolgendo piccoli monologhi nei quali si raccontava.
Il rapporto coi fan è dunque fondamentale per lui, come se non fosse solo un concerto ma anche un momento di incontro: senza dubbio questo può far piacere inizialmente, però, se fatto ripetutamente, comincia a diventare pesante, perchè è un cantante e non un attore. Sul palco dovrebbe esserci la musica in primo piano e non momenti di stallo che sembrano fatti solo ed esclusivamente per allungare il concerto.
Passando alla descrizione del live vero e proprio posso dire che se la cava, si muove, salta, canta, balla e si diverte insieme alla gente che ha davanti. Ha fatto praticamente tutti i pezzi dell’album, conditi dai vecchi singoli più famosi. Da sottolineare anche la scelta di usare l’autotune con leggerezza: utilizzato praticamente in tutte le canzoni ma senza esagerare.
In conclusione, nel complesso, è stato un live sufficiente, che sarebbe potuto essere migliore se fosse stato meno caratterizzato dalle interruzioni che vi ho spiegato in precedenza. Non fraintendetemi, sono il primo a sostenere che è importante il rapporto col pubblico durante le esibizioni, ma quando si va ad un concerto si vuole sentire principalmente la musica.
Venerdi 21 Luglio, sempre al Woodoo Fest, ho assistito ad un live decisamente diverso, di un altro livello, quello di Salmo.
Ad aprire l’headliner c’era Lazza, da cui sinceramente mi sarei aspettato di più: mezz’ora di intrattenimento che, sinceramente, non mi ha lasciato molto, sarà che forse ero troppo carico per quello che sarebbe venuto dopo. Per spezzare una lancia in suo favore posso dire che è ancora agli inizi, e si sa, l’esperienza aiuta tanto.
Alle 23 in punto è salito sul palco Salmo che è partito subito alla grande con Mic taser seguito da io sono qui, giuda, title e non volevo. La carica che porta è qualcosa che è difficile da descrivere, merito anche della band di tutto rispetto che lo segue, due chitarristi e un batterista che hanno la sua stessa energia e capacità.
Particolarmente potenti dal vivo sono state daytona e bentley vs cadillac, ovviamente non poteva mancare la doppietta 7am e l’alba, seguite poi da canzoni prese dai vari album, da killer game a hellvisback (con l’immancabile muro della morte) passando per il senso dell’odio e altri numerosi singoli (in ordine sparso, k-hole, venice beach, russel crowe, 1984, don medellin, old boy, s.a.l.m.o. che resta forse la migliore canzone della sua discografia e black widow), conclusione del concerto con MOB, approfittando della presenza di Lazza.
Un’ora e mezza di live intensissimo, senza un attimo di pausa, il pubblico in delirio per l’intera durata. L’entusiasmo presente in pista, in effetti, era un’onda travolgente, ed era difficile porre resistenza.
Che dire, se fossi un rapper emergente filmerei l’intero live per cercare di imparare come si sta sul palco e come si tiene.
Un artista vero, che ama la musica e si vede, che vuole trasmettere al pubblico questo amore e ci riesce. Non usa l’autotune, non canta in playback, non tiene la canzone in sottofondo, come invece fanno praticamente tutti gli artisti della nuova scuola (e non solo, purtroppo), non si fa chiudere le barre da nessuno. Solo lui, il dj e la band sul palco, tutti che sanno bene cosa fare e come farlo.
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